28 de maio de 2010

Diario delle giornate di Torino 9

DIARIO DELLE GIORNATE DI TORINO #9
L’animazione di questi ultimi giorni e il numero di adesioni superiore al previsto ci ha indotto ad ampliare il programma rispetto alla versione precedentemente diffusa nella locandina. Qui di seguito trovate la versione aggiornata.

Programma del Convegno:
DALLA PARTE DELL’INCONSCIO


SABATO

mattina

h 08,30-09,15 Accoglienza

sala plenaria

h 09,15-09,45 Presentazione del tema: Marco Focchi. Presiede: Rosa Elena Manzetti.

h 09,45-11,00 Prima tavola rotonda: Lo psicoanalista non è uno specialista dell'inconscio ma un interprete? Relatori: Paola Bolgiani, Raffaele Calabria. Correlatori: Céline Menghi, Alberto Turolla. Presiede: Domenico Cosenza.

Dibattito

h 11,00-11,15 pausa caffè

h 11,15-12,30 Seconda tavola rotonda: L'inconscio non è un luogo della memoria. Relatori: Laura Freni, Cristiana Santini. Correlatori: Emilia Cece, Carmelo Licitra Rosa. Presiede: Pasquale Indulgenza.

Dibattito

h 12,30-13,00 Intervento di Vicente Palomera. Presiede: Maurizio Mazzotti.

pomeriggio

sale simultanee

h 15,00-18,00 interventi

sera

18,30 Assemblea SLP

21,00 Cena e festa

DOMENICA

mattina

sala plenaria

h 09,00-10,15 Prima tavola rotonda. Il desiderio dell'analista contro i funzionari della normalità. Relatori: Francesco Arzente, Leonardo Leonardi. Correlatori: Maria Bolgiani, Pasquale Mormile. Presiede: Carlo Viganò

Dibattito

h 10,15-11,30 Seconda tavola rotonda. La singolarità del desiderio. Relatori: Fabio Galimberti, Francesca Senin. Correlatori: Luisella Brusa, Isabella Ramaioli. Presiede: Laura Storti

Dibattito

h 11,30-11,45 pausa caffè

h11,45-12,45 La passe: testimonianza di Sergio Caretto e Céline Menghi. Commenta: Eric Laurent. Presiede: Marco Focchi

h12,45-13,00 Presentazione del presidente entrante

h13,00-13,45 Conclusioni: Eric Laurent. Presiede: Presidente entrante.

Gli splendori della reggia di Venaria
Si è da poco concluso a Torino il restauro della Reggia di Venaria una delle maggiori residenze sabaude del Piemonte, probabilmente la più grande per dimensioni (80.000 mq) e paragonabile quanto a struttura alla reggia francese di Versailles.
La Reggia fu progettata e costruita in pochi anni (1658 – 1679) su progetto dell'architetto Amedeo di Castellamonte e su commissione del duca Carlo Emanuele II, che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese.
Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dall'arte venatoria.

“«Se ami il vero bello e ti punge il desìo di conoscere fin dove possa giungere l'arte nel dar vita all'inerte materia, profitta della prima giornata libera per fare una passeggiata alla Venaria, ché ne tornerai soddisfatto con un ricco tesoro di nuove idee e di piacevoli sensazioni»: così, ancora in pieno Ottocento, si raccomandava al viandante di visitare la Venaria Reale, invitandolo ad ammirare lo straordinario patrimonio culturale del luogo.
Adesso è lei, viandante d'oggi o turista, l'ospite principale della Venaria restaurata: i suoi nuovi sontuosi splendori continuano a sedurre, trasmettendo suggestioni e atmosfere magiche per accompagnarla, sempre oggi, a corte, dove è lei il diretto protagonista di innumerevoli occasioni di svago culturale e momenti di relax nella natura, tra sogni realizzati e bellezze incomparabili.
Benvenuto a corte!"

Così recita il sito ufficiale della Reggia (www.lavenaria.it) che non mente nel far sentire al viaggiatore la bellezza incomparabile e la suggestione che incontrerà nel visitare questo sito culturale così prossimo a Torino.

Allo stesso modo gli eventi che si preparano per la nostra Scuola, con il convegno ed il forum, potrebbero essere annunciati così “Se ami l’inconscio e ti punge il desiderio di conoscere fin dove possa giungere l’arte dell’analista nel dar vita all’inerte materia della ripetizione, profitta del 4, 5 e 6 giugno per fare un viaggio a Torino (e nei suoi dintorni), ché ne tornerai soddisfatto con un ricco tesoro di nuove idee e di piacevoli sensazioni”.
Adesso è lei, analizzante, analista, o semplice turista dell’inconscio l’ospite principale.
Benvenuto a Torino!

Rosanna Tremante

La Reggia di Venaria Reale
Progetto La Venaria Reale
Video: Invito a Corte
La Venaria Reale Symphony

In Italia, non solo una questione di TCC

Quando si esce dall’ambito dell’attività clinica professionale, o quando non vi si è ancora entrati, e si opera in quel campo variegato che passa sotto il nome di “sociale” non è solo con la questione delle TCC che ci troviamo ad avere a che fare. Ancor prima viene quello che chiamerei il campo social-pedagogico che in Italia ha una sua particolare storia rispetto ad altri paesi e i cui concetti mettono d’accordo sia il mondo cattolico sia quella di sinistra su valori come l’integrazione sociale, il benessere, la qualità della vita ecc.

È vero che negli ultimi anni le TCC si sono affiancate, alleate con forza a questi interventi appoggiandosi non tanto ai risultati promessi, in verità tutti da dimostrare, quanto al fatto che da una parte proponendo un intervento procedurale si adeguano in partenza alle esigenze di una burocrazia sempre più imperante, dall’altra promettendo una guarigione si innestano sullo stesso filone di pensiero.

D’altro canto in Italia la psicoanalisi, anche quella «ortodossa», non ha mai avuto molto credito anche in anni migliori di questi e si è sempre scontrata con le correnti di pensiero accennate: quella marxista che vedeva tutto come sociale e quella cattolica che puntava sull’amore (nel senso della caritas).

La psicoanalisi essa stessa, nei suoi sempre più variegati filoni che non tutti possono distinguere, si è proposta a volte con modalità non propriamente corrette, come luogo di una verità superiore. Vien da pensare, ad esempio, alle pratiche di supervisione degli operatori in vari ambiti istituzionali che finivano per diventare una sorta di analisi «selvaggia» degli operatori stessi. Pratiche, queste, ancora in auge.

Il pensiero di J. Lacan supera di gran lunga e da gran tempo queste secche. Il Campo Freudiano, La Scuola hanno messo in atto esperienze e pratiche e teorizzazioni che hanno dimostrato di saper operare con efficacia ed etica anche in questi ambiti (dall’autismo, alla psicosi ordinaria ecc.) ma – almeno in Italia - mi pare manchino come di un substrato culturale di fondo per cui è difficile trasmetterli. Senza nulla togliere al fatto che non sempre, come dire, si riesce a essere anche solo sufficienti interpreti della “musica” che ci ha coinvolti.

Jacques-Alain Miller, nella Presentazione al tema del VII Congresso del´AMP sottolineava la presenza di una “civiltà sommersa dalla pioggia, da un diluvio di oggetti di consumo di massa e anche di concetti di consumo di massa che rendeva impossibile una pratica corretta della psicoanalisi”. Rosa Elena Manzetti, in questo diario, ci ricorda, con Lacan, che il discorso contemporaneo finisce in realtà per produrre sottosviluppo. Sottosviluppo non solo materiale ma anche culturale.

Mi pare che J. Lacan nella prima pagina del Seminario VII, l’Etica della psicoanalisi, ci richiami a questo lavoro, quando dice: “l’esperienza della psicoanalisi è altamente significativa di un certo momento dell’uomo, quello in cui viviamo, senza poter sempre, e anzi ben lungi, individuare cosa significhi l’opera, l’opera collettiva in cui siamo immersi”. Richiamo che il convegno, il forum, gli altri che verranno, le altre iniziative simili messe in atto in questi anni raccolgono. Un lavoro comune che per superare le differenti esperienze, provenienze, ambiti e anche amicizie, abbia come fondamento il rigore dei concetti per evitare quello che, a Parigi, ha sottolineato J. C. Indart: “Nel sociale gli analisti si trovano ad essere come burattini anche se pieni di verità …”.

Gabriele Pazzaglia



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