Molteplicità delle identificazioni. Unicità del godimento
Loredana Zani
Molteplicità e unicità nell’esperienza psicoanalitica: “non si conosce chi si è veramente ma come si gode alla fine di un’analisi”. Si contrappone alla parola guarigione? E’ solo la conduzione della cura affiancata dalla teoria che può prender voce la struttura clinica: nevrosi, psicosi, perversione. Nell’ascolto freudiano, non abbiamo la clinica del borderline, come nei luoghi di cura nominati terapie istituzionali, C.S.M., Comunità, Centri di riabilitazione ecc., qui la cura terapeutica, si conferma con la diagnosi più sull’identificazione ad un farmaco: antipsicotici nelle psicosi o metadone nelle dipendenze patologiche.
Lacan, verte sull’obbligo fatto alla psicoanalisi di caratterizzarsi per un punto di vista del tutto diverso da quello dei suoi effetti terapeutici: la guarigione, come ha affermato molteplici volte, non deve intervenire se non <<come sovrappiù>> [1]Se Freud, dice Lacan, dunque ammette la guarigione come sovrappiù di beneficio della cura psicoanalitica, egli si guarda da qualsiasi abuso del desiderio di guarire. Nella conduzione di una cura, in senso psicoanalitico, dove nel lavoro di transfert emergono le identificazioni inconsce <<[…]. La cura non ha dunque lo scopo di colmare questa beanza bensì di manifestarla, eventualmente esprimendola per le vie della sublimazione>>.
Nella molteplicità dei luoghi istituzionali terapeutici il transfert si pone con un’offerta di cura identificatoria ma, si tratta di un’altra identificazione transferale e Lacan sostiene: <<[…], non bisogna confondere l’identificazione al significante onnipotente della domanda,[..] con l’identificazione all’oggetto della domanda d’amore. Anche questa è una regressione sostiene Lacan e Freud vi insiste quando ne fa il secondo modo di identificazione da lui distinto nella seconda topica […] è un’altra regressione. In cui abbiamo l’exit che permette di uscire dalla suggestione[…] ci vorrà il capitolo di “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” su “l’identificazione”, perché Freud distingua nettamente il terzo modo di identificazione, condizionato dalla sua funzione di sostegno del desiderio e dunque specificato dall’indifferenza del suo oggetto>>.[2]
E’ dunque, dalla cura, della struttura psichica freudiana, nel luogo del nevrotico riguardo al desiderio (per dire in breve: al fantasma) a contrassegnare con la sua presenza la risposta del soggetto alla domanda, in altri termini la significazione del suo bisogno.
L’inguaribile freudiano e l’intrattabile lacaniano, Lacan, critica la psicologia dell’Io mirante a soddisfare le norme dell’adattamento alla realtà e il desiderio di far riconoscere il proprio desiderio è l’intrattabile lacaniano.
Lacan sostiene:<< Questo desiderio, in cui si verifica letteralmente che il desiderio dell’uomo si aliena nel desiderio dell’altro, struttura infatti le pulsioni scoperte nell’analisi del soggetto. […], bisognerebbe infatti distinguere due dimensioni […] un desiderio di desiderio, in altri termini un desiderio significato da un desiderio s’iscrive nel differente registro di un desiderio sostituito a un desiderio, in altri termini la sostituzione di un significante a un significante>>.[3]
E ancora:<<Fra bisogno di ripetizione e ripetizione del bisogno […] naturalmente si tratta solo di un equivoco non si guarisce. Perché ci si rimemora. Ci si rimemora perché si guarisce. Trovata questa formula, la riproduzione dei sintomi non è più una questione, ma solo la riproduzione degli analisti; quella dei pazienti è risolta>>
[2] P.Kaufmann “Cura “ in L’apporto Freudiano-Borla p.120
[3] Scritti p. 615 “ Bisogna prendere il desiderio alla lettera”
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