Traduzione: Isabel Capelli, Silvia Morrone
Revisione: Brigitte Laffay, Alberto Turolla
Sabato 10 settembre 19h 30 [GMT + 1]
LACAN QUOTIDIEN
Non avrei mancato un seminario per niente al mondo – PHILLIPE SOLLERS
Vinceremo perché non abbiamo altra scelta – AGNES AFLALO
Ecco perché Prosema® è l’interpretazione che uccide!
di Marie-Hélène Brousse
Gli artisti presentati alla Biennale di Venezia da dove ritorno, riducono tutto al reale, fanno una
OPA sui modi di godimento brevettati dalle istanze insane del discorso capitalistico-correct.
Nondimeno essi si fanno un nome con l’appoggio generale del discorso diffuso, dominante; essi
sono amati, comprati, lodati.
Anche il discorso psicoanalitico decompleta, sgonfia i modi di godere, ma non suscita amore:
piuttosto odio, una volontà di annientare che non si smentisce. L’anno scorso, si “demoliva” Freud.
Qui, è Lacan che si assassina. Perché questo astio contro Lacan, morto trent’anni fa? E al di là di
Lacan, un odio per il discorso psicoanalitico?
Si tratta di voglia gelosa, del desiderio di essere califfo al posto del califfo? O, poiché non è
indubbiamente il tempo dei Califfi, volontà di mettere l’esperto, nome comune, al posto del nome
proprio? L’argomento vale per gli analisti, quando si mettono propongono come rivali dei loro
maestri.
Ma l’invidia gelosa esiste in tutti i campi del sapere. Eppure occorre constatare che non ha gli stessi
effetti. La concorrenza, la rivalità non funzionano in questa maniera per gli artisti che per l’appunto
si fanno, con l’appoggio generale del discorso sull’arte, un nome. Né per i premi Nobel, né per le
autorità riconosciute nel modo universitario.
Questa differenza non dipenderebbe dal transfert che non esisterebbe che nel campo della
psicoanalisi. Il transfert è ovunque e nessuno scappa al transfert. No, la differenza dipende dal
riconoscimento: acquisito grazie al mercato per l’artista, consacrato dal premio Nobel, distribuito
dalle istituzioni accademiche. Riconoscimento consensuale.
Tutto va come se il riconoscimento non fosse mai acquisito per gli analisti: possono essere
conosciuti, senza essere mai davvero riconosciuti.
Logico, perché il sapere è, in psicoanalisi, di un altro registro. Dipende dalla lingua comune, alla
quale è supposto, e non all’analista, ovviamente ancora meno a qualche autorità tutelare.
Dunque bisogna aggiungere alla gelosia invidiosa un altro elemento, specifico all’analista e al discorso analitico.
L’esperto, in qualunque disciplina, se non ha un nome, ha una funzione: mette il sapere al posto del
significante padrone, ne fa un imperativo, o più esattamente una procedura. Ecco perché
PROSEMA® è l’interpretazione che uccide!
“Uomini di desiderio”, Freud, Lacan seguono il filo di questo “fiume di fuoco”, guidati, non da una
tecnica standard, ma dalla contingenza dell’improvvisazione che è una parola viva e un discorso in
movimento. Questo richiede del rigore, mobilizza numerosi campi del sapere, ma esclude il
Pantheon, lo fa addirittura andare in fumo.
Certo, certo, ma gli artisti oggi fanno lo stesso e invece di odiarli, li si adora. Allora? Perché
all’arte, l’amore, alla psicoanalisi, lacaniana, l’odio?
Ipotesi in due punti:
1. L’artista è messo fuori gioco dal potere. Per il padrone è una pratica senza conseguenze, ed anche
quella contribuisce alla salute del mercato. Certo è un prodotto sovversivo, ma è ugualmente un
prodotto. E di prodotti devastatori, la civiltà passa il suo tempo a metterne sul mercato. Oggi l’arte
interpreta chiaramente con gli oggetti a, non si serve neanche più del Padre, ma resta contabile.
Oggi l’opera è “interessante”, termine che si è sostituito al bello. Ma questa continua ad abbagliare,
e questo abbaglio protegge l’artista dalla vendetta del padrone.
Lacan, abbagliando, al contrario la provoca tanto più.
Perché all’analista, si presta un potere nello stesso momento in cui si esige che ne abbia. O meglio,
si augura che dia la formula di questo potere per utilizzarlo facilmente nell’uso delle masse, quello
che promettono cortesemente gli psi. Se ne temono anche le conseguenze.
Ma la psicoanalisi non è un trattamento dei parlesseri per farli rientrare nei ranghi, ci stanno anche
troppo, è un trattamento dell’oggetto e dei modi di godere, trattamento inedito che attacca, come
l’arte, i significanti padroni ma fa un altro uso dell’oggetto nel fatto che non permette di
recuperarlo. Per cui essa ha dei risultati, specifici, dunque delle conseguenze, cosa che dimostra il
colloquio di Jacques-Alain Miller ne Le Point. Essa può predire, cosa che inquieta, e non solo
abbagliare.
Allora, al di là dell’invidia di cui sappiamo con quale chiaroveggenza Mélanie Klein faceva un
nucleo di reale, è l’impotenza che è in gioco in questo odio della psicoanalisi: quella di una
domanda di potere (quello di capire, gestire, curare, controllare…) indirizzata all’analista, domanda
che resta insoddisfatta e inconfessata al tempo stesso. A questa domanda, Freud, Lacan… hanno
risposto, in maniera diversa, NO, perché non c’è altra risposta possibile.
Questa obiezione al servizio del discorso del padrone, permessa all’artista, non è perdonataall’analista da cui si attende che sia al servizio del padre, o di ciò che ne fa oggi funzione. È la
radice essenziale di questo odio che per/dura nel padre-duro. 1
L’odio verso la psicoanalisi lacaniana è dunque un ultimo spasmo del padre: al posto del nome che
non ha più o che si cancella, viene l’odio. Prolifera verso coloro che non parlano come degli expadri/
esperti. La formula dell’esperto sarebbe allora: colui che trasforma la sua impotenza di fronte
al reale in potenza di nuocere nell’Altro.
2. Ma, il sapere in psicoanalisi, questo sapere bramato, invidiato, villipeso di non rispondere ad
alcuna procedura, non si paga che con una libbra di carne, non si compra, non si dà, né si ruba. È la
differenza con l’arte. Perché se anche l’artista obietta al discorso del padrone (il Papa non aveva
accettato il suo ritratto di Vélasquez), permette il recupero della libbra di carne.
Saper leggere Freud, leggere Lacan, si paga con la stessa moneta. Non basta collezionare o
comprare i libri per potersene servire e fare l’esperto, né l’amatore.
La libbra di carne, irrecuperabile, è questa la chiave dell’odio dei non ingannati per psicoanalisi,
lacaniana?
e padre duro.
Gemme: ONFRAY, seguito
ONFRAY E GLI USA, di Philippe
L’avvenire profetico dei filosofi gastronomi.
“La conoscenza di sé, è l’igiene, no. Partiamo da qui”
Il Seminario, libro XIX, p. 223
Il corpo, manciata di terra da una parte e costola dall’altra, ha il vento in poppa, almeno quello che
si crede che sia; i nostri “capi mastro” dei media sembrano privilegiare quello che li penetra
attraverso la bocca piuttosto che dalle orecchie, e dare poco peso a ciò che ne esce dall’alto,
intendete: la parola.
Ci sono differenti modi di farsi un corpo: facendosi l’igienista di sé stesso, attraverso la
gastronomia, per il filosofo popolare Michel Onfray. Al suo livello, l’Eros stesso non fa più
problema, perché per l’autore del Manifesto edonista, che parafrasiamo qui, l’erotismo starebbe
“alla sessualità come la gastronomia sta al nutrimento: un supplemento d’anima”. Così, la sola
cosa che conta per la filosofia e la psicologia finalmente unificate in un “arte di vivere” edonista,
sarebbe di permettere una costruzione di sé, “una scultura della propria statua” (sic), che passi per
una costruzione di senso. Al diavolo le “risonanze” evocate da Lacan alla fine del seminario ….Ou
pire. La parola non è più lì che come “molecola” (re-sic) per riparare dei circuiti neuronali lesi. È
per sostenere questo materialismo ingenuo che bisogna abbattere – disse Onfray sulle onde estive –
almeno due statue: quella di Freud e quella di Lacan, con l’aiuto delle tesi preziose di Elisabeth
Roudinesco e di François Roustang.
Ignorato, dunque il varco freudiano inaugurato dalle gesta di Freud che ci strappa dalla fisica dei
corpi per farci passare, attraverso la strega meta psicologia -vilipesa perché temuta dagli scientisti
di ogni sorta – dalla realtà al reale.
Lacan ha preso sul serio questa metafisica è l’ha fatta convolare con la logica più moderna. Come
fare intendere questo nuovo “ça”, quando alcuni matematici sono ancora sotto choc?
Onfray, lui, risolve il problema del progresso da buon materialista ingenuo e anti marxista: “È
benvenuta ogni protesi che aumenta il corpo, lo sostiene lo supporta, lo allarga, lo decuplica e
moltiplica le sue possibilità (Manifesto edonista, p.45)”. Ecco il segreto del più-di-godere che
propone questo pensiero potente! La castrazione a rovescio che dimostra che il capitalismo suppone
la forclusione di detta castrazione.
Si può leggere su questo tema della “protesizzazione” delle masse moderne l’articolo purificante di
Alexander Edmonds sul NYT del 13 agosto scorso. Ci spiega come a Rio de Janeiro, nelle classi
popolari, non si vede che con gli occhi di Mr Pitanguy. Questo chirurgo plastico mette alla portata
dei meno ricchi le tecniche della chirurgia estetica “che sveglia la stima in se stesso in ogni ego”
con un “bisturi guidato dal cielo”. Aggiunge: “Solo gli intellettuali amano la miseria, i poveri
vogliono il lusso”, sulle tracce dello slogan dell’Oréal, “Voi valete”. Gli impianti diventano così
delle “vanità necessarie”. Si può immaginare una versione degli Ambasciatori di Holbein con
un’anamorfosi siliconata che strizza l’occhio a quelli che girano le spalle ai potenti! L’autore vede
nella sua tecnica un complemento della psicoanalisi: “Mentre le terapie di parola curano i disturbi
corporei passando per la mente, la chirurgia plastica guarisce le sofferenze mentali passando per il
corpo….”
Ma negli USA esistono delle protesi più pericolose della siliconada, le armi da fuoco, per esempio.
Nel giugno 2011 lo Stato della Florida, spinto dall’NRA, ha deciso di restringere notevolmente la
libertà dell’indagine clinica dei medici del luogo. Il medico potrà domandare se esiste un arma da
fuoco in casa solo se pensa, in buona fede, che questa informazione “sia rilevante per l’assistenza
medica o la sicurezza del paziente, o la sicurezza di altri”. Nel caso in cui questa domanda non
sarebbe “rilevante”, il medico rischia un’ammenda di 10 000 $ e/o una sospensione della sua
licenza! La questione è dunque di sapere se questa legge è contraddittoria con la libertà di parola
cara ai cittadini US… (JAMA, 11 agosto 2011).
“IO NON PARLO”, di Bruno Miani
Michel Onfray riscriverà la storia della psicoanalisi, poiché nel suo ritorno a un certo Freud adattato, trova sulla sua strada l'ostacolo Jacques Lacan. Allora, è la storia della psicoanalisi rivisitata da Onfray. Exit la scomunica di Jacques Lacan dall'IPA. Al contrario, Lacan diventa l'anima di ciò che Michel Onfray chiama
Onfray ci aveva promesso di finirne radicalmente con Lacan dopo di averla fatta finita con Freud. France culture, questa estate, le ha dato i mezzi per soddisfare la sua ambizione.
Il metodo è semplice: perché preoccuparsi con una lettura dell'opera di Lacan quando tutti i suoi contemporanei ( e Michel Onfray cita i più prestigiosi, ma sempre fuori contesto) l'hanno dichiarato incomprensibile. Exit ugualmente l'opera di Lacan. Rimane, quindi, l'autore spogliato dalla sua opera, vale dire necessariamente il personaggio di cui Michel Onfray prova un evidente piacere nel fare la caricatura al punto tale che deve interrompere il filo della sua conferenza per segnalarci imbarazzato, che non è lui che parla, ma che semplicemente riporta ciò che ha letto nella biografia di Elisabeth Roudinesco.
Il metodo Onfray si svela qui. Non c'è soggetto dell'enunciazione, o meglio, c’è una moltitudine che vengono continuamente citati come i veritieri autori del proprio dire: Adorno, Fromm, Max Horkheimer, Reich, Roudinesco ecc. Loro vengono a ricoprire colui che parla e che si autorizza a farlo solo in nome loro.
Quindi Michel Onfray parla in nome dell'Altro: una parola che si dipana nel filo delle conferenze e che dice in continuazione: <
Il corriere 10 settembre 2011
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Nella Corte degli ' Ernest – ENS – 9 settembre 2011
LUC MILLER. Papà, in seguito alla piccola cronaca sulla Scuola normale superiore nel LQ19, ci tengo ad assicurarti che questo stabilimento ha saputo mantenere molto viva la sua grande tradizione in matematica. Certamente non è detto che l'apertura di una Cattedra di Eccellenza in necrologia lacaniana infonderebbe un aggiunta di spirito pioniere. Il soffio che caratterizza L'orientamento lacaniano, in circolazione intorno a tutto il globo terrestre, sarebbe troppo forte per stimolare queste care giovani “teste ben fatte”?
Bisogna constatare che, in questo momento, fa sbattere alcune porte! Tuo figlio matematico.
LAURA PETROSINO. Non avendo mai incontrato Lacan, sono partita ieri con la sensazione di averlo sentito. E ho pensato che guadagnerei molto nel leggerlo a voce alta.
ANAËLLE LEBOVITS-QUENEHEN
Una notte per due nomi. Ieri sera, un leggero disagio nel mondo dei lettori, nell’ ENS (Scuola normale superiore). Siamo venuti alla Scuola per amicizia con Catherine Clément, e perché … lunga data. Ma tra il momento di questo impegno e la sera del 9 settembre, c'è stata la lettura del libro della Regina (in italiano nel testo). In particolare, c'è stata la lettura di quel passaggio odioso, di quella vergognosa accusa che lei fa contro Judith Miller e i suoi: la ciliegina sulla torta affoga - cristiano che ha voluto servirci per commemorare il grande uomo.. Dunque un leggero malessere. Anche i lettori che davano il tono – ne facevo parte- l'hanno sentito. L'assenza di Judith Miller si è fatta sentire. Non che niente sia possibile nel mondo lacaniano senza la presenza reale di Judith Miller, ma, piuttosto il sentimento condiviso, da parte di più della metà dei lettori al meno, che Judith Miller aveva preso la sola opzione sostenibile, tenendo in conto la sua posizione.
Un leggero disagio, che Jacques Alain Miller ha dissipato nel suo omaggio alla direttrice dei luoghi, nominando la divisione, anzi accentuandola. Due versioni di Lacan si scontrano dopo 30 anni dalla sua morte. Far sorgere lo scontro è l'omaggio più convincente - l'unico veramente lacaniano?- che si possa rendere a Lacan. Dopo che Jacques - Alain Miller ha reso il suo omaggio, il buon umore che sorge dall’ atto riuscito ha ripreso i suoi diritti nella corte degli Ernest.
Il Lacan del consenso non è mai esistito. A miglia di distanza dalla doxa - questo analista divideva sempre, non solo il mondo intellettuale che egli spingeva a situarsi pro o contro il suo nome, ma anche i lacaniani stessi, e tra di loro egli divideva ancora ciascuno di coloro che aveva riconosciuto in Lacan, uno dei nomi del reale e che, comunque, lo sosteneva.
Tuttavia, saluto i partigiani di un Lacan riconosciuto e amato da tutti, di un Lacan che non disturba più e che mette tutti d'accordo. Non per ciò che sono, e ancora meno per quello che dicono, ma per le conseguenze dei loro atti. Ci tengono in allerta e ci offrono l'occasione di riaffermare a noi stessi, che decisamente no, non mangiamo di quel pane lì.
Lasciando
Altrove, il mondo intellettuale è in moto con altrettanta intensità ? Non lo so. Veramente ne dubito. Jacques - Alain Miller mi ha fatto pensare a Beaumarchais ai suoi tempi. Ecco cosa mi è venuta in mente nel viaggio di ritorno, a mezzanotte e mezza, d'estate.
Che si voglia o non. Ciò che sorprende di questo affare, è che
La signora Miller è arrivata. Jacques - Alain Miller è arrivato in ritardo, ieri sera. La giovane donna incaricata dell'organizzazione prende il microfono e avverte la numerosa assistenza di gente, di un piccolo cambiamento di programma: <
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AURELIE PFAUWADEL. << Lacan per coloro che ne sanno qualcosa >>. Cosa può trovare una giovane studente di filosofia o psicologia nelle librerie in prossimità di Boulevard Sant Michel, se desidera iniziarsi all'insegnamento di Lacan? Se vi risparmio iComprendere Jacques Lacan (sic) e altri manuali del tipo << Lacan per coloro che non ne sanno nulla>>, ecco ciò che si trova più facilmente : Il vocabolario di Lacan, di Jean-Pierre Cléro (Ellipse), il Lacan, di Alain Vanier (Les Belles Lettres), Lacan e la filosofia, di Alain Juranville (PUF), L'introduzione alla lettura di Lacan di Joël Dor (Denoël), il colletivo Lacan sotto la direzione di Jean-Michel Rabaté (Bayard) … In seguito, si passa alle opere di psicoanalisi più specializzate e alle riviste. Nei migliori dei casi, il suo nome fa da riferimento, e ci si può accorgere che un certo popolo di analisti si riferisce ai suoi corsi :<
PATRICIA BOSQUIN. Non ce la faccio più a trattenere le mie parole tra me e me. Mi consumo nel tacere! Ed eccola qua, ancora una volta appassionata! Ebbene, non importa, esco dalla mia inibizione! Mi decido a scriverle queste poche parole, per dirle il mio incanto, la mia gioia e il mio sollievo nel leggere LQ. Mi ha fatto l'effetto di un scioglimento della rimozione! Certamente mi ci è voluto un certo tempo per uscire dal piacere delle vacanze, prendere il treno in marcia e mettermi a leggere, ma c’è l’ho fatta. Di nuovo il vento soffia sulla Scuola di Lacan, il vento della vita, del desiderio, dell'atto. Poco tempo fa, lei ha saputo far rivivere la passe al singolare, quella che si decide uno per uno. Me ne ricordo e so cosa devo al desiderio deciso di alcuni. Quel desiderio, lo porto come un marchio indelebile che sigilla il mio legame e il mio attaccamento alla Scuola della Causa Freudiana ed è con la passe che, a modo mio, tento di disseminarlo . Oggi è con lo stesso soffio che lei fa passare Lacan, il suo Lacan, colui che passa attraverso di lei, attraverso la sua assidua lettura ma anche grazie al suo singolare incontro con Lacan, con la sua persona. Ho appena letto “Vie de Lacan”, lei dice quanto egli sia stato un uomo di desiderio, ma questo uomo di desiderio rimane e vive grazie ad un altro uomo di desiderio. E’ vero, ero sollevata, felice che LQ faccia uscire il vostro nome dall’ombra. Come una meteora, che attraversa la scena cosi triste del mondo! Sono d'accordo con Philippe Hellebois e Agnès Aflalo, che, finalmente i vostri corsi vengano editati.
BENOÎT DELARUE. Più di una settimana fa, incrocio un caro amico che si era appena comprato ...Ou pire e Je parle aux murs in una libreria di Rennes nella quale si trovano le opere del nostro campo. Vie de Lacan non era ancora uscito. Il mio amico domanda ad una impiegata: <
Pubblicato on line da Navarin Editore Eve Miller-Rose, presidente.
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