16 de março de 2012

OSSERVATORIO AUTISMO

Ordine degli Psicologi del Lazio
24/01/2012

Comunicato Stampa 24 gennaio 2012

Luci ed ombre sulle linee guida sull’autismo’

Conferenza Stampa 25 gennaio 2012

“Gli Psicologi: manca del tutto il contributo della ricerca psicologica”

Saranno presentate domani a Roma le Linee guida su “Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti”, elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità.

“Il panorama presentato contiene gravi lacune - afferma Annalucia Borrelli, Consigliere dell’Ordine degli Psicologi del Lazio - perché manca tutto il contributo della ricerca psicologica. Lo si capisce sin dalla prima pagina nella nota per gli utilizzatori: “…linee guida che rappresentano un trasferimento delle conoscenze elaborate dalla ricerca biomedica nella pratica clinica quotidiana” e “utile per medici e amministratori sanitari per migliorare la qualità dell’assistenza e razionalizzare le risorse”. Non è vero quindi che le linee guida contengono “una sintesi delle migliori conoscenze disponibili.

“La comunità professionale - avverte il presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio Marialori Zaccaria - ha molto da dire in termini scientifici e di esperienza clinica maturata intorno a questa tematica, e sicuramente ben più di quello che è scritto sugli interventi psicologici strutturati che fanno riferimento solo alla terapia cognitivo-comportamentale, mentre non sono state citate tutte le correnti e la relativa validità scientifica. La psicologia e la psicoterapia possono vantare l’utilizzo di tanti altri approcci e relative teorizzazioni, come le teorie psicodinamiche, sistemico-relazionali, i dati dell’Infant Research e le ricerche sull’attaccamento. Soprattutto è singolare che di fronte a tutte le incertezze tuttora esistenti, e dichiarate espressamente nelle linee-guida, riguardo all'eziologia e alla diagnosi delle patologie dello spettro autistico, ci sia stata una proposta così riduttiva e restrittiva riguardo all'approccio terapeutico”.

“Si tratta, in ogni caso, di un importante lavoro di sistematizzazione di cui si sentiva il bisogno - afferma il presidente Zaccaria - perché la sensibilità dell’opinione pubblica è molto cresciuta intorno a questo tema ed è giusto e utile avere a portata di mano una prassi diagnostica tempestiva che aiuti gli operatori o i familiari nelle diverse opportunità.

Se confrontiamo però le linee guida italiane con quelle francesi del giugno 2007 – sottolinea Annalucia Borrelli - ci rendiamo conto immediatamente come nel capitolo “programmi di presa in carico e interventi” venga esposto un intervento psicologico, supportato da vasta letteratura, molto più ampio: programmi di intervento di tipo comportamentale, di intervento di psicologia dello sviluppo, presa in carico istituzionale di riferimento psicoanalitico, forme di psicoterapia integrata.

Tutte queste differenziazioni, supportate da vasta letteratura scientifica, sono un’opportunità in più per operatori e familiari. Inoltre i diversi approcci hanno sempre sottolineato l’importanza di scambi collaborativi con le neuroscienze, con la pedagogia … e con istituzioni diverse (scuola, sanità, terzo settore).

E’ giusto che un genitore sappia dove andare, a chi rivolgersi e come, ma dove va a finire l’ascolto diretto del bambino? Il timore è che in tutto questo discorso di strutture e codici, si perda di vista il bambino e quello che cerca di comunicarci attraverso i suoi comportamenti in apparenza bizzarri”.

Come comunità professionale, quindi, - avverte Borrelli - possiamo offrire sia un intervento sul comportamento (approccio cognitivo-comportamentale) sia sugli stati mentali che lo determinano (approccio psicodinamico), perché il bambino autistico ha una sua teoria della mente; si tratta quindi di un intervento a livelli più profondi. Il campo è ancora aperto e non è così limitato come l’Istituto Superiore di Sanità ce lo presenta. Non abbiamo una pretesa di esclusività dell’intervento sul bambino autistico, ma siamo aperti ad un confronto veramente multidisciplinare e soprattutto europeo, perché convinti della necessità di incrementare gli scambi tra pratica clinica e ricerca scientifici.

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