SLP-Corriere: Sul trentennale di Lacan. Dibattito Forum
[Image]Forum SLP Lacan in Italia a 30 anni dalla morte
Carlo Viganò
Mentre in Francia il bilancio della vita di Lacan, nel trentennale della sua morte, sta innescando una nuova polemica a proposito della pubblicazione dell’opera, da noi rappresenta l’occasione per promuoverne la vitalità.La saggezza della chiesa cattolica ha sempre affermato che il valore di una vita si può rivelare solo dopo la morte della persona. L’anniversario oltralpe rischia di ruotare attorno a quella lite per l’eredità che si scatenò al momento della morte, con gli stessi toni, temi e personaggi. L’elemento di novità è che oggi si dibatte anche sul personaggio, come nel nuovo libro di E. Roudinesco, per arrivare a darne un’etichetta: gouru, maestro spirituale, seduttore, ecc. Molte di queste sortite sono squisitamente francesi e sono alimentate dalla crisi delle edizioni Seuil e dalla censura che essa ha messo in atto nei confronti dell’opera di Miller.Miller ha risposto con una Vie de Lacan, che propone un Vel, una scelta obbligata: non si tratta di Lacan vivo o morto, ma di ammettere che è in gioco la vita dell’inconscio nella società contemporanea. Lacan è la condizione di questa vitalità.In Italia si sollevò un gran polverone mediatico, più che un dibattito, sul personaggio. Fu negli anni ’70, “grazie” all’attivismo di A. Verdiglione. La morte reale, nel 1981, mise un silenzio “tombale” sul personaggio e solo oggi si può valutarne la presenza vitale nella cultura, nella società e nell’esperienza della cura.Per fare questo mi pare opportuno raccogliere la provocazione di due settimanali americani, che negli anni scorsi sollevarono la questione facendo riferimento al nome o alla “figura” di Freud.
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[Image]Lacan è il nome che oggi può rendere utilizzabile la scoperta freudiana, perché ce ne da i matèmi che la rendono , come ad esempio la dimensione del reale, che coniuga l’universale logico dell’interpretazione con l’illogico della “scelta” singolare di un modo di soddisfazione (godimento). Se questo è stato raccolto da alcune voci della cultura, in particolare filosofica, non ci sembra che si dia spazio al sapere inconscio nella vita delle istituzioni e della salute (politica della felicità).L’occasione del Forum di Milano è quella di iniziare una “divulgazione” della scoperta freudiana, via Lacan. Di far sapere cioè (scilicet) che il crollo della società dei consumi, al quale stiamo assistendo, ha una sua struttura necessitante e legata alla posizione di zenit che essa ha dato all’oggetto (appunto il consumo e la “legge” del mercato senza regole).Non si tratta certo di demonizzare il mercato, di cui l’Italia è stata la culla all’epoca del rinascimento, ma di spiegare come l’analisi dimostri che il denaro non è una supplenza del N-d-P, non è cioè un sinthomo. Solo la coniugazione analitica di universale e singolare può far avanzare la civiltà del consumo, dandole il buco che la può orientare come alternativa al pareggio di bilancio. Naturalmente quello del risparmio non è quello delle mani bucate (falso buco, perché de-soggettivato).In altri termini e per dirlo con un aforisma lacaniano: “il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale”. Un principio che si oppone al disastro della sociologia contemporanea, per la quale esso è invece la somma degli individui, cioè una versione idiota dell’idea di democrazia. L’idiozia sta nel ritenere che libera opinione e libera associazione si equivalgano.
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